mercoledì 27 febbraio 2008
ETRA...News
-- Tratto dal Gazzettino di Padova di Mercoledi 27 febbraio --
STIPENDI ETRA
Camposampiero
Stipendi Etra ancora al centro dell'attenzione e delle polemiche. I cittadini non hanno fatto nemmeno in tempo a cantare vittoria che la musica è ritornata ad essere la stessa. I consiglieri di Etra, la multiutility che gestisce i servizi di acqua, fognature e asporto rifiuti di 75 comuni tra le province di Padova, Vicenza e Treviso, hanno sì ridotto le poltrone, ma poco dopo si sono aumentati, per l'esattezza, raddoppiato lo stipendio.
A denunciare ennesimi sprechi che "sono un vero e proprio insulto ai cittadini alle prese con i "cari bolletta" e l'impossibilità di arrivare a fine mese", il consigliere di opposizione Domenico Zanon della lista civica "Camposampiero Città - Progetto Cambiamento".Zanon ha presentato un'interpellanza al sindaco Marcello Volpato ricordando che "Etra ha modificato il proprio sistema di governo passando dal sistema tradizionale al sistema dualistico fondato cioè su un Consiglio di Sorveglianza e su un Consiglio di Gestione. L'assemblea dei soci ossia i 75 sindaci ha pensato bene, subito dopo, di corrispondere al presidente l'importo di tremila euro mensili e a ciascun consigliere duemila euro sempre al mese - afferma Zanon - Ben venga la riduzione dei componenti del Consiglio di Amministrazione da 12 a 5 come prevede la Finanziaria 2006. È incredibile, però, che la sostanza, di fatto, non muti visto che, mentre si diminuisce da una parte si aumenta, e addirittura si raddoppia dall'altra: i compensi sono infatti raddoppiati passando da mille a duemila euro al mese per ciascun consigliere".
Non è una protesta nuova quella di Zanon che ricorda come "cittadini e amministratori pubblici locali abbiano più volte espresso le loro lamentele sia per il "caro bollette", visto l'aumento tariffario, sia per le "poltrone d'oro" di Etra vista le indennità di carica degli amministratori".
Zanon conclude chiedendo al proprio sindaco se il Comune di Camposampiero abbia rappresentato tali scelte nell'assemblea dei soci; se il raddoppio dei compensi ai singoli consiglieri sia in correlazione con l'aumento tariffario delle bollette o dell'inflazione o dovuto ad altre ragioni; se, per contenere la spesa pubblica, non fosse il caso di diminuire non solo i componenti del Consiglio di Gestione, ma anche l'ammontare del loro compenso. "Non sarebbe forse il caso - conclude - di revocare immediatamente tale decisione non solo per rispettare il dettato della Finanziaria 2006, ma anche per dare un buon esempio ai nostri amministrati?".
Nicoletta Masetto
lunedì 25 febbraio 2008
Attività consigliare/INTERROGAZIONE
Al Signor Sindaco
Del COMUNE di TORREGLIA
Torreglia 25 febbraio 2008
INTERROGAZIONE
Il sottoscritto Prendin Alessandro, consigliere comunale del comune di Torreglia,
VISTO l’art. 8 del regolamento comunale per l’erogazione dei contributi socio-assistenziali e di solidarietà alla famiglia pubblicato anche sul sito comunale;
VISTO che la commissione assistenza comunale non è più attiva per l’esame e la valutazione delle domande di contributo;
CONSTATATO che a tutt’oggi e a mia conoscenza, non ci sia stata modifica dell’articolo in questione;
CHIEDE
1. Quale sia l’iter che oggi l’amministrazione comunale percorre per l’esame e la valutazione delle domande di contributo.
2. Per quale motivo non si sia ancora provveduto alla sistemazione del regolamento comunale per l’erogazione dei contributi socio-assistenziali e di solidarietà alla famiglia considerata anche la sua pubblicazione sul sito comunale.
Distinti saluti
Alessandro Prendin
venerdì 22 febbraio 2008
BRUNETTA: Ecco come faremo a tagliare le tasse
Inutile lambiccarsi sul "che fare" in tema di tasse e spesa pubblica. Le regole ci sono già. Ce le fornisce, da tempo, l’Unione europea. La gelata di Almunia sulle nostre previsioni di crescita non cambia il «che fare», anzi lo rende, se possibile, ancora più obbligato: tagliare la spesa e ridurre la pressione fiscale per avere più sviluppo. Con una decisione dell’Ecofin del 22 febbraio 2000 sono stati messi a punto quattro criteri-guida per le decisioni politiche dei singoli governi.
La prima regola. Se l’equilibrio di bilancio non è ancora stato raggiunto in termini strutturali, la riduzione delle imposte dovrebbe essere accompagnata da tagli compensativi nella spesa, che non solo siano in grado di bilanciare la caduta di gettito (prodotta dal taglio delle tasse), ma che allo stesso tempo garantiscano gli obiettivi a medio termine previsti dal patto di stabilità su deficit e debito.
La seconda regola. Le riduzioni d’imposta non devono essere pro-cicliche. In fase di ciclo positivo, infatti, un alleggerimento fiscale, a parità di spesa, produce un effetto espansivo sulla domanda, che può condurre ad un surriscaldamento inflazionistico. È importante combinare riduzioni delle imposte a tagli di spesa nelle fasi espansive del ciclo. In altre parole, se si ammettono "deficit di crescita" quando il ciclo va male, così bisogna continuare ad essere rigorosi quando le cose vanno bene.
La terza regola. I Paesi con alti livelli di debito pubblico devono fissare e mantenere obiettivi di bilancio ambiziosi. Prima di tagliare le tasse questi Paesi devono dare concreti segnali di convergenza del debito a medio termine.
Quarta regola. Le riduzioni fiscali dovrebbero far parte di pacchetti di riforme più ampi. Poiché, ad esempio, le interazioni tra i sistemi fiscali e di welfare condizionano fortemente il buon funzionamento del mercato del lavoro, i tagli delle tasse dovrebbero essere realizzati in stretta relazione e in sincronia con altre riforme strutturali rilevanti in questo specifico mercato (scuola, formazione, ammortizzatori sociali).
Solo così le riduzioni fiscali si trasformerebbero in maggiore produzione e occupazione.
Facciamo, dunque, due conti e un semplice esercizio sul retro di una busta. Nella contabilità della nostra finanza pubblica possiamo vedere come, grosso modo, la spesa corrente per l’anno 2007 ammonti a circa 700 miliardi di euro, con incrementi annui medi variabili di circa 20 miliardi di euro. Parimenti le entrate correnti, vale a dire il totale del gettito (entrate tributarie ed extra-tributarie) appaiono dello stesso ammontare, attorno ai 700 miliardi di euro.
Considerando tutto questo, una semplice strategia virtuosa ed europea di finanza pubblica potrebbe partire da una altrettanto semplice equivalenza: tagliare di mezzo punto di Pil all’anno la spesa corrente (circa 7 miliardi di euro), e con questo ammontare di risorse finanziare la riduzione della pressione fiscale che, viste le basi uguali, comporta una riduzione della pressione fiscale di pari ammontare e cioè mezzo punto di Pil. Tutto questo avrà come effetto il controllo della dinamica della spesa corrente e la riduzione tendenziale della pressione fiscale, a parità di altre dinamiche.
Ne deriva, anche, che la riduzione della pressione fiscale, incidendo sulla fiscalità tanto delle famiglie quanto delle imprese, porta degli effetti positivi in termini di aspettative, di consumi e di investimenti, il che potrebbe produrre un aumento di gettito conseguente, proprio, alla minor pressione fiscale e al conseguente maggior reddito disponibile. Partendo da questa semplice operazione di chiara visibilità, il prossimo governo dovrebbe impegnarsi a destinare tutto l’extragettito che si dovesse formare unicamente alla riduzione del deficit e del debito. Un circuito virtuoso fatto di taglio e tenuta sotto controllo delle dinamiche della spesa corrente, riduzione della pressione fiscale e riduzione del deficit e del debito. Un circuito virtuoso che non può che migliorare le aspettative interne e internazionali, con in più la riduzione del costo del nostro servizio del debito (gli interessi che paghiamo sulla montagna del nostro debito).
Se questo tipo di terapia venisse mantenuta con rigore anno dopo anno per tutti i 5 anni della prossima legislatura, con una crescita del Pil anche non esaltante, avremmo una spesa corrente sotto controllo (pur in aumento), avremmo una pressione fiscale in netta riduzione, avremmo un rapporto deficit/Pil probabilmente azzerato (già nel 2009-2010) e un rapporto debito/Pil sotto la soglia del 100% (sempre nel 2009-2010), con aumento del reddito disponibile (e, quindi, dei consumi) e aumento degli investimenti. Se a questo aggiungiamo operazioni sul lato patrimoniale, vale a dire l’avvio massiccio di valorizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico centrale e periferico, metteremmo finalmente l’economia e la finanza pubblica del nostro Paese sul giusto sentiero.
A tutto ciò, poi, si aggiunga la lotta, non estemporanea e spettacolare (alla Visco per intenderci) all’evasione fiscale, soprattutto attraverso la compartecipazione dei Comuni all’accertamento e alla riscossione, per un fisiologico e non ossessivo incremento del gettito. In definitiva, un circuito virtuoso in cui lo Stato spenderà meno e spenderà meglio, i cittadini saranno tassati meno e aumenterà il loro reddito disponibile, aumenteranno i consumi, diminuirà il capitale morto e aumenterà il capitale vivo e per questa via tutto il sistema avrà modo di espandersi anche dal punto di vista dell’efficienza e della trasparenza.
Questa la ricetta: facile a dirsi, difficile a realizzarsi, soprattutto con i chiari di luna che ci aspettano. Che ne dicono i due schieramenti in campo? Il centrodestra ci ha già provato con buoni risultati. Prodi ha fatto tutto il contrario. A chi credere adesso?
Tratto da "Il Giornale" del 22 febbraio 2008
mercoledì 20 febbraio 2008
VERSO IL VOTO/4
«Sono certo, ci ritroveremo»
Intervista a Beppe Pisanu
di Errico Novi [20 febbraio 2008]
Da cattolico Beppe Pisanu non perde la speranza. Guarda oltre le divisioni di questa campagna elettorale, elabora la rottura tra il Popolo della libertà e l’Udc come un episodio, un passaggio destinato a risolversi quando «tutti noi moderati ci ritroveremo, già dopo le elezioni». Sarà la comune appartenenza al popolarismo europeo il punto di confluenza, sarà «la forza stessa delle cose». Intanto l’ex ministro dell’Interno, da senatore uscente, sta per riproporsi nella lista unica varata da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Ma lo stesso Pdl per lui è il primo atto di un grande progetto, non un punto di arrivo, e non pregiudica affatto la riappacificazione con Pier Ferdinando Casini. «Con la confluenza di Forza Italia, An e altri gruppi minori nella lista del Pdl è concretamente iniziato il cammino del partito unico dei moderati italiani. È un fatto molto importante, destinato a segnare profondamente il futuro politico del nostro Paese».
Un primo passo, dice: lei non esclude dunque un futuro ricongiungimento con l’Udc.
«Non solo non lo escludo, ma auspico vivamente che l’incontro con il partito di Casini possa realizzarsi dopo la campagna elettorale».
Adesso sembra impossibile.
«Ricordiamo una cosa: molti amici dell’Udc insieme a tanti altri esponenti di Forza Italia e An sono stati tra i principali protagonisti di quei convegni di Todi nei quali fu elaborato il progetto del partito dei moderati. Da quel lavoro è venuta fuori una carta dei valori che poi è stata sottoscritta da Berlusconi, Fini e Casini».
È una burrasca destinata a esaurirsi presto, insomma. Converrà che il suo punto di vista è veramente un’eccezione, in questo momento.
«Guardi, la mia impressione è questa: un gruppo di amici che ha camminato a lungo con noi in vista di un traguardo ben individuato ha preso adesso un sentiero laterale, ma solo per poco tempo».
Intanto c’è una rottura pesante per l’elettorato. Siamo lontani dal caso francese: Casini non è assimilabile a François Bayrou, il cui partito si riconosceva in una famiglia politica europea diversa dal Ppe. Noi parliamo di forze che rientrano tutte nell’alveo popolarismo o, nel caso di An, aspirano a farne parte.
«E infatti siamo in un caso del tutto diverso: pur deviando rispetto al percorso politico interno, gli amici dell’Udc restano a pieno titolo nella casa comune del Partito popolare europeo, e comunque lì ci ritroveremo».
Ora però c’è il voto e la divisone apparirà evidente.
«Adesso forse è difficile richiamare alla mente certe questioni di fondo: ma il 2 dicembre del 2006 nella folla straripante di piazza San Giovanni si coglieva una domanda possente di unità dei moderati. E io credo che quella domanda oggi interpelli particolarmente gli amici dell’Udc».
Sarà anche per il sistema elettorale, ma sul fatto che il centrodestra possa ricompattarsi in Parlamento pesano molte incognite.
«Non solo gli amici dell’Udc, ma anche tutti noi del Popolo della libertà, nonostante le incomprensioni e i rischi di questa campagna elettorale, dobbiamo tenere presente che il traguardo dell’unità ci è stato assegnato dai moderati e che lì prima o poi dovremo arrivare insieme».
Dalle cose che dice, senatore, si capisce che avverte non solo il peso ma persino il dolore di questa rottura.
«Certamente è una vicenda che addolora tutti. E proprio perché credo che possa essere sanata in tempi ragionevolmente brevi spero che ciascuno di noi faccia ora tutto il possibile per attenuarne gli effetti negativi».
Va bene che siamo in campagna elettorale ma, insomma, cerchiamo di non farci troppo del male.
«Non conviene a nessuno nel centrodestra regalare spunti polemici alla sinistra».
Ma lei crede a un recupero del Pd? O è Veltroni che si aggrappa a quello che capita?
«Non mi lascio suggestionare da certi espedienti elettoralistici e so bene che allo stato attuale delle cose il vantaggio del centrodestra è praticamente incolmabile. Il Pd di Veltroni sta facendo di tutto per apparire come un partito di sinistra che marcia verso il centro. Con il deliberato proposito di arrivare ai voti dell’area moderata e giocarsi tutto con questa parte di elettorato».
E questo può diventare un rischio per il Pdl? Bisogna affidarsi a qualche tema in particolare per respingere l’attacco?
«Ma finora è Veltroni che ha cercato di appropriarsi dei temi classici del centrodestra: dalla sicurezza alle tasse, alla questione dei valori e dell’identità sostanzialmente cristiana del popolo italiano. E non credo che su questo terreno possano essere più credibili di noi».
Si può perdere qualche quota di consenso?
«Sono convinto che mentre Veltroni marcia verso il centro, il Pdl può avanzare a passo ancora più spedito verso il blocco sociale della sinistra, compresi i lavoratori dipendenti. Già oggi il centrodestra è maggioritario nel mondo operaio del Nord».
Ecco, questo è un discorso finora sottovalutato dalla campagna elettorale.
«Ed è per questo che l’operazione di Veltroni mi sembra un po’ spericolata: rischia di perdere a sinistra molto più di quanto possa sperare di guadagnare al centro».
Quando dice a sinistra non intende verso la Sinistra di Bertinotti.
«Assolutamente no, faccio non a caso l’esempio del Nord, dove il centrodestra è già maggioritario anche nella mitica classe operaia del triangolo industriale».
C’è un problema diverso al Sud: lì bisogna competere con sistemi di potere locali come quello campano che rischiano di essere una zavorra per qualsiasi governo.
«La Campania, la Calabria e altre aree del Mezzogiorno continentale cercano disperatamente di uscire dalla morsa della malapolitica e del crimine organizzato. Serve un’iniziativa dei gruppi dirigenti più responsabili della società, dell’economia e della politica meridionale. A noi del Pdl spetta senz’altro un grande sforzo per inserire nelle liste personalità riconoscibili del mondo cattolico proprio al Sud, dove la domanda di competenza e moralità è così acuta e quasi angosciante».
I cattolici moderati: sarebbe incomprensibile vederli divisi in Parlamento.
«Ma in questi ultimi quindici anni noi ci siamo ritrovati uniti sulle istanze etico-religiose come su tutti i grandi problemi della politica interna e internazionale. A elezioni fatte sarebbe molto più difficile distinguersi che ritrovarsi insieme. Guardi, il mio auspicio non è sentimentale, è razionale: fa affidamento sulla forza delle cose».
C’è un rischio di dispersione del voto moderato, di uno smarrimento tra gli elettori?
«Certamente ci potrà essere smarrimento, disorientamento. Ma non fino al punto da spingere gli elettori moderati ad andare a sinistra».
Servono nervi saldi, per scongiurare il pericolo.
«Sono convinto che tutti i dirigenti del Pdl e dell’Udc hanno il dovere di affrontare le difficoltà della campagna elettorale con la consapevolezza di essere momentaneamente divisi in una prospettiva definitivamente unitaria. Che senso avrebbe farci del male tra noi a beneficio esclusivo dei nostri avversari?».
domenica 17 febbraio 2008
VERSO IL VOTO/3
La veltronomics s'è scordata la spesa pubblica
di Giuseppe Pennisi
Nel discorso programmatico con cui ha aperto, nella francescana Spello, la campagna elettorale del Partito Democratico, Walter Veltroni ha glissato su un punto essenziale di politica economica: verrà contenuta o non verrà contenuta la spesa pubblica che supera la metà del prodotto interno lordo? L’ambiguità non è dovuta al caso od alla poca abilità dei suoi speech writers.
Da un canto, Veltroni tende a tranquillizzare la grandissima parte dell’elettorato tartassata nei 20 mesi del Governo Prodi – e lo fa con la giaculatoria “pagheremo meno tasse perché le pagheranno tutti”. Da un altro, deve tenere a bada il “partito della spesa” che, sindacati in prima linea (soprattutto Cgil e Cisl), è l’architrave stessa del Partito Democratico ed ha già posto sul piatto una richiesta di 7 miliardi di euro di aumenti di stipendio ai dipendenti pubblici.
Se ne è accorto anche Il Sole-24 Ore (nella cui redazione, e direzione, non manca chi guarda con grande interesse, e con più di una punta di malcelata simpatia, all’esperimento veltroniano). L’editoriale del 13 febbraio invitava apertamente ad indicare quali poste di spesa ridurre. A riguardo, indicazioni puntuali sono già venute dal Popolo della Libertà PdL (specialmente in materia di ritorno al sistema previdenziale modificato dalla costosa controriforma Prodi-Damiano-TPS).
In effetti, proprio mentre la Veltronieconomcs non si pronunciava in materia di spesa pubblica, la Banca Mondiale pubblicava (e metteva on line) un’analisi comparata del nesso tra spesa pubblica e crescita basata su un lavoro econometrico in cui si esamina l’esperienza di 140 Paesi (118 in via di sviluppo e 21 appartenenti all’Ocse) in un lasso di tempo (1972-2005) sufficientemente lungo da essere significativo. La crescita (definita in quanto aumento del pil pro-capite del 2% l’anno per almeno un lustro) si verifica quando per almeno cinque anni di seguito la spesa primaria (ossia al netto del pagamento degli interessi sul debito) non cresce più dell’1% l’anno e l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni non supera mai il tetto del 2% del pil. Perché si verifichino queste due condizioni, occorre un’effettiva cura dimagrante della macchina pubblica italiana con i suoi annessi e connessi: non basta promettere che non verrà ulteriormente aumentata la pressione fiscale.
Un’alta spesa pubblica non è solamente una palla di piombo alla crescita. E’ anche un concime per la criminalità. Lo documenta un’analisi quantitativa effettuate nell’ambito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed ancora in corso di pubblicazione. Si può, se si desidera esaminarne i dettagli, rivolgersi all’autore Raul Caruso (raul.caruso@unicatt.it). Dopo un’introduzione teorica (ancorata alle teorie economica della rendita), il lavoro contiene un’analisi empirica su dati di 20 Regioni nell’arco di tempo 1977-2003.
L’analisi contiene la costruzione di un indice di intensità e diffusione della criminalità organizzata. I risultati principali sono i seguenti:
a) una correlazione negativa tra investimenti nel settore privato e criminalità organizzata;
b) una correlazione positiva molto forte tra spesa ed investimenti pubblici (specialmente nell’edilizia) e criminalità organizzata;
c) una correlazione negativa, invece, tra tutela sociale e criminalità organizzata. E’ utile ricordare che nel 1998 Giuseppe Tullio e Stefano Quarella (allora ambedue all’Università di Brescia) giunsero a conclusioni analoghe con un apparato statistico molto più semplice di quello di Caruso: le aree a più alto tasso di spesa pubblica erano proprio quelle con il più alto tasso di omicidi.
Quindi è bene che la Veltronieconomics sia chiara (se può) su come il PD intende tagliare la spesa e, di conseguenza, migliorare la sicurezza dei cittadini ed il controllo del territorio da parte dello Stato.
Riferimenti
Caruso R. "Public Spending and Organised Crime in Italy - A Panel-Data Analysis Over the Period 1997-2003 (Spesa Pubblica E Criminalità Organizzata in Italia Evidenza Empirica Su Dati Panel Nel Periodo 1997-2003)" In corso di stampa; si può richieder a raul.caruso@unicatt.it
Carrerw C., De Melo J."Fiscal Spending and Economic Performance: Some Stylized Facts" World Bank Policy Research Working Paper No. 4452
Attività consigliare/MOZIONE
Presentata in data 18 Febbraio.
Torreglia 16 febbraio 2008
MOZIONE
Il sottoscritto Prendin Alessandro, consigliere comunale del gruppo Obiettivo Torreglia, presenta la seguente MOZIONE:
“Premesso che :
“La partecipazione attiva dei giovani alle decisioni e alle attività a livello locale e regionale è essenziale se si vogliono costruire delle società più democratiche, più solidali, e più prospere. Partecipare alla vita democratica di una comunità, qualunque essa sia, non implica unicamente il fatto di votare o di presentarsi a delle elezioni, per quanto importanti siano tali elementi. Partecipare ed essere un cittadino attivo, vuol dire avere il diritto, i mezzi, il luogo, la possibilità, e, se del caso, il necessario sostegno per intervenire nelle decisioni, influenzarle ed impegnarsi in attività ed iniziative che possano contribuire alla costruzione di una società migliore.
Gli enti locali e regionali, che sono le autorità maggiormente vicine ai giovani, hanno un ruolo rilevante da svolgere per stimolare la loro partecipazione. In tal modo, possono vigilare affinché non ci si limiti ad informare i giovani sulla democrazia e sul significato della cittadinanza, ma vengano offerte loro le possibilità di farne l’esperienza in modo concreto. Tuttavia, la partecipazione dei giovani non ha l’unica finalità di formare dei cittadini attivi o di costruire una democrazia per il futuro. Perché la partecipazione abbia un vero senso, è indispensabile che i giovani possano esercitare fin da ora un’influenza sulle decisioni e sulle attività, e non unicamente ad uno stadio ulteriore della loro vita.
Nel sostenere e nell’incoraggiare la partecipazione dei giovani, le autorità locali e regionali contribuiscono ugualmente ad integrarli nella società, aiutandoli ad affrontare non solo le difficoltà e le pressioni che subiscono, ma anche le sfide di una società moderna in cui l’anonimato e l’individualismo sono spesso accentuati. Nondimeno, perché la partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale si riveli un successo duraturo e significativo, non è sufficiente sviluppare o ristrutturare i sistemi politici ed amministrativi. Ogni politica e ogni attività di promozione della partecipazione dei giovani deve accertarsi che esista un ambiente culturale rispettoso dei giovani e deve tener conto della diversità delle loro esigenze, delle loro situazioni e delle loro aspirazioni. Deve inoltre comportare una dimensione di svago e di piacere”.
Rilevato che:
Il Consiglio d’Europa, Conferenza Permanente dei poteri locali e regionali d’Europa, tramite la sottocommissione della gioventù, nel 1990 ha promulgato la “Carta europea della partecipazione dei giovani alla vita comunale e regionale” (Strasburgo 17 Novembre 1990);
Il 21 maggio 2003 la Carta ha subito una revisione;
Tale documento delinea alcune grandi direttrici destinate a facilitare la partecipazione dei giovani alle decisioni che li riguardano, a livello di strada, quartiere, Comune e Regione;
Ritenuto che:
affinché le Amministrazioni avviino una vera e propria progettualità nel campo delle politiche giovanili - così come prevede la "Carta di partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale" - sia necessario promuovere la costituzione di una "Consulta giovanile".
La Consulta Giovanile deve essere aperta a tutte le realtà giovanili organizzate sul territorio che desiderino farne parte. In un momento in cui la realtà giovanile è in continuo movimento e le problematiche che la riguardano sono molteplici e complesse, le Amministrazioni devono ritenere importante e fondamentale il momento di confronto, istituzionalizzando un luogo specifico dove i giovani possono avere la parola sui problemi riguardanti il Comune, assicurando così una formazione alla vita democratica ed alla gestione della vita cittadina.
Obiettivo è costituire un luogo privilegiato di confronto e dibattito democratico ove raccogliere, da un lato, sollecitazioni e proposte su tutto ciò che può riguardare la condizione giovanile per poi riportarlo al Consiglio Comunale e, dall'altro come momento di ricaduta delle iniziative nell'ambito in cui ogni organizzazione opera. Per questo motivo la Consulta Giovanile può diventare il primo punto di riferimento dell'Amministrazione per quanto riguarda il rapporto con la realtà giovanile organizzata. Ciò fa si che la Consulta possa davvero avere potere propositivo in materia di interventi a favore dei giovani, nei confronti del Consiglio Comunale.
Ritenuto che la “Carta europea della partecipazione dei giovani alla vita comunale e regionale” sia prerogativa fondamentale alla costituzione di una Consulta Giovanile, intesa anche come Organo consultivo del Consiglio Comunale in materia di politiche giovanili;
Impegna:
1. Il consiglio comunale e la giunta a recepire la “Carta della partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale”, che si allega alla presente deliberazione per formarne parte integrante e sostanziale;
2. Il Sindaco a conferire in tempi brevi la delega alle politiche giovanili in modo che possa essere individuato in maniera inequivocabile un referente all’interno dell’amministrazione comunale.
3. La giunta comunale a predisporre un percorso in tempi brevi che porti alla costituzione della Consulta Giovanile anche a Torreglia.
Distinti saluti
Alessandro Prendin
sabato 16 febbraio 2008
Sondaggio per gli amici di Obiettivo Torreglia
VERSO IL VOTO/2
--TRATTO DA IL GIORNALE di Sabato 16 febbraio--
Berlusconi avverte: "Se Casini
non si decide, lo facciamo noi"
da Roma
È sempre più sottile, quasi impercettibile, il filo che lega l’Udc al Popolo della libertà. L’ultima notte, quella appena passata, per una trattativa tutta in salita (forse disperata); eppoi oggi la formalità di una separazione che sembra ormai inevitabile.
«L’accordo con Casini? Sarà difficile», spiega Silvio Berlusconi a Tv7. «Comunque, chiedete a lui...». E racconta: «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) mi ha cercato lui, ma io non potevo. Nel pomeriggio, l’ho richiamato io: è stata una telefonata cordiale, come sempre». Ma la cordialità, forse, salva la forma; non la sostanza. Tant’è che appena rientrato a Palazzo Grazioli, il Cavaliere precisa: «Domani (oggi, ndr) o Casini mette la parola fine o la mettiamo noi: adesso bisogna decidere. Altrimenti sembra che noi ci dividiamo, quando invece abbiamo fatto un grande partito del 40/45%. Comunque, con Casini ci dobbiamo sentire ancora. La decisione la devono prendere loro. Le porte non sono aperte, sono spalancate».
E spiega che le condizioni sono sempre le stesse: per l’Udc come per gli altri partiti della coalizione. «Tutti hanno rinunciato al simbolo e l’unica eccezione è la Lega, che abbiamo convinto a presentarsi solo al Nord». Ne consegue che «non potremmo chiedere ad altri che hanno messo da parte il simbolo, come An o la Democrazia cristiana di Rotondi, di fare un’eccezione per i centristi». Ad An non andrebbe giù: «Non accetta che ci sia un trattamento diverso». Nonostante il partito unico, restano delle sfumature tra i due partiti. «Non sminuisco Fini, ma in Forza Italia non c’è ancora la possibilità di un’adesione» su una sua eventuale leadership del centrodestra. «Viene vissuto, per ora, ancora come leader di una parte». Per la futura guida della coalizione «ci sono personaggi importanti che stanno emergendo», ma nessuno con un consenso sufficiente.
Berlusconi resta ottimista sul risultato delle elezioni e ribadisce l’intenzione di una campagna elettorale «tranquilla». «Quasi non dovrei farla - osserva -. Basta dire: signori, voi mi conoscete, io sono qua, se mi volete, per governare il Paese».
Il programma c’è già. Ed è stato già presentato a Joaquin Almunia, che «credo che possa condividere il nostro piano». Ci sarà l’abolizione dell’Ici, «uno dei tre provvedimenti che porteremo nel primo Consiglio dei ministri». E delle misure per le pensioni ma non un ritorno allo scalone. Confermato l’impegno per liberalizzare i servizi pubblici locali con l’obiettivo di far abbassare le tariffe. Non come quelle della sinistra: «Un bluff, hanno portato benefici solo alle cooperative». Nessuna prova di forza, invece, sull’aborto. «Non credo che questo tema delicato sia da campagna elettorale. Non credo che si debba cambiare l’attuale legge, credo che si debba applicare meglio». Davanti alle telecamere di Tv7 Berlusconi giudica «specchietti per le allodole» gli impegni che Walter Veltroni sta prendendo in campagna elettorale, «sono le promesse mancate di Prodi». E non crede ai miracoli in fatto di recupero dell’evasione fiscale: «I 40 miliardi in più nelle entrate dello Stato sono il frutto dell’aumento della pressione fiscale. Solo due sono entrati per la lotta all’evasione». E sempre a proposito di Veltroni, a chi gli osserva che farà la campagna elettorale in pullman, risponde con un sorriso: «Buon viaggio...». Per poi stigmatizzare il sostegno del leader del Pd a Barack Obama: «Un grave errore. Si rende la vita difficile se poi vincesse, come è probabile, McCain. Non si deve mai intervenire negli affari interni di un Paese, soprattutto se alleato». E alla domanda su chi vorrebbe della sinistra nel suo governo risponde: «Se io dicessi un nome lo metterei in cattiva luce presso i suoi. A me piacerebbe avere Tony Blair».
Minore fair play, per i partiti minori. Per esempio, a proposito della Rosa bianca (la compagine di Pezzotta, Baccini e Tabacci), alla quale attribuisce «meno dello 0,8%». A chi gli ricorda che anche Clemente Mastella correrà da solo alle elezioni, risponde con un diplomatico «benissimo». Quanto alla scelta solitaria della Destra di Storace e Santanchè, commenta: «È giusto che ci sia una destra». Infine una battuta anche su Enzo Biagi: «Mi sono battuto perché restasse in Tv ma alla fine prevalse il suo desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto alto». Un’affermazione che suscita l’immediata reazione di Bice e Paola Biagi: «Siamo letteralmente indignate».
Verso il voto Politico/1
--Tratto dal Corriere della Sera di Sabato 16 Febbraio--
se l'udc andra' da sola alle elezioni la cosa non potra' che dispiacermi»Fini: «An sciolta in autunno»
Intervista a "Libero": «Con un congresso stabiliremo le tappe e le regole che porteranno a un soggetto unico»
ROMA - Alleanza nazionale non c'è più. Ma la sua fine verrà certificata tra qualche mese. «In autunno si terrà il congresso di Alleanza nazionale e lì stabiliremo le tappe e le regole che porteranno a un soggetto unico. Lo scioglimento di An passerà da quel congresso. Ovviamente la stessa cosa dovrà farla Forza Italia». Lo ha dichiarato il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini in un’intervista concessa al quotidiano «Libero».
RAPPORTO CON L'UDC - Sul rapporto con l’Udc di Casini, Fini ha dichiarato che «Se andrà da solo alle elezioni la cosa non potrà che dispiacermi. Però il mio amico Pier non può pretendere di fare parte di una coalizione senza partecipare al progetto da cui è nata. L’alleanza con la Lega è un fatto a sé per la sua tipicità del suo essere movimento territoriale. L’Udc non è nella stessa condizione». Fini esclude di fare una semplice alleanza elettorale con Casini così come il Pd l’ha fatta con L’Italia dei Valori di Di Pietro. "Francamente non vedo la ragione dell’operazione. Veltroni ha fatto l’accordo con l’Italia dei Valori perché spera di agganciare il dipietrismo, cioè quel miscuglio di antipolitica e di giustizialismo che l’ex pm rappresenta insieme a Grillo. E comunque non vedo neanche il perché dovremmo ripetere l’errore di Veltroni. Lui aveva detto che sarebbe andato da solo e invece ha stretto un accordo con Di Pietro. Lasciamo che sia il solo a contraddirsi». Fini ha anche sottolineato che il nuovo partito «Il Popolo della Libertà non nasce a San Babila, sul predellino o ai gazebo: nascerà nell’urna il 13 e il 14 aprile e che non è un partito deciso unilateralmente da Berlusconi».
16 febbraio 2008
Storie vere da Torreglia
Dal mattino di Padova di giovedì 14 Febbraio.
Pagina 30 - Provincia
Non le asfaltano la strada, finisce in pensionato
Regina Sanguin compie 100 anni ma la sua casa è inaccessibile
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TORREGLIA. E’ festa per nonna Regina Sanguin (nella foto). L’anziana donna che nonostante l’età ha vissuto sola in un rustico del monte Rina a Torreglia, ha compiuto cento anni. Ma l’ambito traguardo della donna che tutti in paese conoscono come «nonna Cucco», rischia di lasciare la comunità davvero con l’amaro in bocca. L’arzilla «signorina» (non si è mai sposata per non dividere la sua libertà con gli altri), salita più volte alle cronache locali per le difficoltà di accesso alla sua abitazione, da qualche tempo è stata infatti costretta a lasciare casa e ricordi di una vita per farsi ricoverare in un istituto per anziani del padovano. Motivo: nessuno ha mai voluto trovare una soluzione per rendere percorribili i trecento metri di sterrato che sale verso il monte e permettere così ad amici e parenti un accesso più facile all’abitazione della nonnina. Tutto ciò nonostante le molteplici denunce avanzate dal nipote, Gianpaolo Allegro. Che già dagli anni Novanta si era rivolto più volte al sindaco di allora, Duilio Bolognini, chiedendo aiuto per evitare che la zia rimanesse tagliata fuori dal paese.
Niente in quegli anni e niente neppure con l’attuale primo cittadino Mario Bertoli. Intanto, però, l’età è avanzata per tutti costringendo la famiglia a ricoverare Regina in casa di riposo. Eppure sarebbe bastata la regimazione delle acque a monte del passaggio e qualche metro cubo di ghiaia che la famiglia avrebbe steso a proprie spese. Anche perché qualche anno fa nonna «Cucco» aveva anche versato due milioni di lire per migliorare la stradine, ma era bastata un po’ di pioggia per far tornare tutto come prima. La strada incriminata è quella che sale da Fonte Regina, in località Mulini, sul fianco destro della provinciale in direzione Castelnuovo. L’accesso è certamente privato e il Comune formalmente non è tenuto ad intervenire, ma forse con un po’ più di buona volontà qualcosa in più si poteva fare. Ne è convinto il nipote che in occasione del compleanno ha deciso di portare di nuovo alla ribalta il caso.
«Ringrazio davvero di cuore per tutto ciò che il sindaco di oggi e di allora hanno fatto e anche il parroco che non è mai neppure andato a trovarla», ha dichiarato laconico il signor Allegro che partiva da Abano ogni due o tre giorni per andare a trovarla e portarle tutto il necessario per sopravvivere. «Quello che successo è proprio una vergogna e mi lascia l’amaro in bocca», ha concluso il nipote. Qualcuno rifletterà. (i.z)
M'illumino di meno 2008
Breve cronaca della giornata della giornata internazionale per il risparmio energetico che si è celebrata ieri.
Di sotto voglio mettere l'elenco delle istituzioni che hanno aderito:
28. Comune - Fontaniva
27. DIPARTIMENTO DI FISICA TECNICA - Padova
26. COMUNE - Noventa Padovana
25. COMUNE - Este
24. Laboratori Nazionali di Legnaro - Legnaro (pd)
23. Comune - Vigonza
22. Comune - Piazzola Sul Brenta
21. INAF Osservatorio Astronomico di - Padova
20. COMUNE DI RUBANO - Rubano
19. COMUNE - Cadoneghe
18. Comune - Teolo
17. COOPERATIVA SOCIALE TERRA DI MEZ - Rubano
16. COMUNE - Pontelongo
15. Comune - Terrassa Padovana
14. AGENZIA PER L'AMBIENTE - Barbona, Boara P, Granze, San Pietro, Sant'Elena
13. Istituto Zooprofilattico - Legnaro
12. COMUNE - Monselice
11. Comune - Vigodarzere
10. UNIVERSITA' DI PADOVA - Padova
9. COMUNE - Limena
8. COMUNE - Sant'Angelo Di Piove Di Sacco
7. COLLEGIO UNIV. GREGORIANUM - Padova
6. Comune - Padova
5. Azienda Ulss15 - Alta Padovana
4. COMUNE - Polverara
3. Comune - Brugine
2. COMUNE - Selvazzano Dentro
1. COMUNE - Ponte San Nicolo'
Poi una breve cronaca dai giornali e da internet sui comuni vicini al nostro:
Come potrete vedere, Torreglia non ha aderito alla giornata! Eh si!
Nessuna polemica! solo Fatti!
Torreglia non ha colto l'occasione per sensibilizzare i propri cittadini su un tema così importante come quello del risparmio energetico come hanno fatto comuni come Abano, Teolo, Battaglia e così via.
Si poteva sfruttare la giornata per incontri con le scuole, per regalare ad ogni bambino una lampada a basso consumo, per organizzare qualche incontro sul risparmio energetico ma come al solito nulla!!!!
Povera Torreglia!!! Sola e abbandonata!!!
Pagina 21 - Cronaca
M’illumino di meno
Oggi al buio piazza del Santo e la Basilica
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«M’illumino di meno», oggi è il giorno delle luci spente. Iniziata come un ruscelletto, la campagna della trasmissione su Rai2 «Caterpillar» è diventata un grande fiume pieno di affluenti. Anche quest’anno il Comune di Padova aderisce a questa mobilitazione in nome del risparmio energetico e - grazie alla collaborazione del rettore del Santo, Fra Enzo Poiana - spegne le luci della Basilica, del convento e del piazzale. Ancora, il Comune invita i propri dipendenti ridurre del 50% i consumi, anche a palazzo Moroni (foto) e tutti a spegnere, dalle 18, le luci di case, negozi, uffici ed edifici pubblici, così da dimostrare come comportamenti virtuosi anche limitati abbiano un grande effetto sui consumi. L’anno scorso la giornata «M’illumino di meno» anche a Padova ha avuto successo: il gestore della rete elettrica ha certificato un risultato eccezionale in termini di risparmio.
Pagina 28 - Provincia
«M’ILLUMINO DI MENO»
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BATTAGLIA. Questa sera alle 18 anche il Comune di Battaglia aderirà alla campagna «M’illumino di meno». Luci spente in biblioteca e candele accese al corso di approfondimento sulla poesia di Omero organizzato dall’amministrazione di Battaglia. L’iniziativa, lanciata dalla trasmissione «Caterpillar» in onda su Radio 2 e patrocinata dal ministero dell’Ambiente e dalla presidenza del Consiglio dei ministri, si propone di sensibilizzare i cittadini sul risparmio energetico. (i.z.)
Teolo. Piazze al buio e stelle in primo piano stasera per la quarta giornata internazionale del risparmio energetico. L’amministrazione comunale aderisce all’iniziativa «M’illumino di meno», promossa dalla trasmissione «Caterpillar» di Radio 2, spegnendo l’illuminazione pubblica di piazza Perlasca, dalle 18 al mattino successivo, e di piazza Mercato, dalle 18 alle 20. Inoltre grazie all’Associazione Astronomica Euganea, che installerà nella piazza di Teolo Alto cinque telescopi, si potrà partecipare, dalle 18 alle 20, all’osservazione guidata del cielo stellato. Durante la manifestazione, alla quale sono invitati anche i ragazzi delle scuole elementari e medie, è probabile un collegamento in diretta con «Caterpillar». L’intento è sensibilizzare i cittadini ad un contenimento del consumo di energia elettrica e dunque ad un maggiore rispetto dell’ambiente, per questo anche i privati e gli esercenti sono invitati ad assumere iniziative di risparmio energetico. «Teolo merita un plauso per l’adesione e per essere il primo Comune del Veneto ad avere adottato un regolamento per contenere i consumi energetici della pubblica illuminazione», ha commentato il presidente dell’Associazione astronomica Euganea Roberto Sannevigo. (ros.m.)
Tratto dal sito www.abanoterme.net
IL COMUNE DI ABANO TERME ADERISCE ALL'INIZIATIVA M'ILLUMINO DI MENO E INVITA LA CITTADINANZA A FARVI PARTE PERCHE' L'IDEA PIU' LUMINOSA è PROPRIO il RISPARMIO!
Venerdì 15 febbraio dalle 18 si spegneranno le luci comunali.
mercoledì 13 febbraio 2008
Il traffico pesante su torreglia...
Tratto da il gazzettino del 12 febbraio.
Il traffico pesante nei colli sta diventando insostenibile. Il via vai di camion tra Galzignano e Torreglia rischia di diventare un serio problema per la viabilità. Così, i sindaci dei due comuni hanno deciso di scrivere alla Provincia per chiedere urgentemente un incontro.
La decisione è nata vista la situazione della viabilità nella strada provinciale 25, quella che unisce Galzignano a Torreglia . La strada del Castelletto è diventata il tragitto preferenziale del traffico pesante, per raggiungere le zone artigianali di Torreglia , Montegrotto, Abano e Teolo partendo dal casello autostradale di Terme Euganee. Per gli autotrasportatori risulta molto più agevole passare per i colli piuttosto di dover andare fino a Padova per poi ritornare nelle zone artigianali, lungo la via Romana e la circonvallazione di Abano Terme. Di conseguenza, i due centri abitati di Galzignano e Torreglia , sono costretti a sopportare un numero elevato di autocarri che diventano un serio problema per la circolazione e per la sicurezza dei cittadini.
«Chiediamo un incontro per l'esame di soluzioni alternative si legge nella lettera firmata dai sindaci Riccardo Roman e Mario Bertoli - Sono notevoli le difficoltà di incrocio dei mezzi pesanti con altri veicoli, nel tratto delle curve di Torreglia . In alcuni casi si è verificato il ribaltamento del carico, causando seri problemi alla viabilità della zona».
Emanuele Masiero
Il traffico pesante nei colli sta diventando insostenibile. Il via vai di camion tra Galzignano e Torreglia rischia di diventare un serio problema per la viabilità. Così, i sindaci dei due comuni hanno deciso di scrivere alla Provincia per chiedere urgentemente un incontro.
La decisione è nata vista la situazione della viabilità nella strada provinciale 25, quella che unisce Galzignano a Torreglia . La strada del Castelletto è diventata il tragitto preferenziale del traffico pesante, per raggiungere le zone artigianali di Torreglia , Montegrotto, Abano e Teolo partendo dal casello autostradale di Terme Euganee. Per gli autotrasportatori risulta molto più agevole passare per i colli piuttosto di dover andare fino a Padova per poi ritornare nelle zone artigianali, lungo la via Romana e la circonvallazione di Abano Terme. Di conseguenza, i due centri abitati di Galzignano e Torreglia , sono costretti a sopportare un numero elevato di autocarri che diventano un serio problema per la circolazione e per la sicurezza dei cittadini.
«Chiediamo un incontro per l'esame di soluzioni alternative si legge nella lettera firmata dai sindaci Riccardo Roman e Mario Bertoli - Sono notevoli le difficoltà di incrocio dei mezzi pesanti con altri veicoli, nel tratto delle curve di Torreglia . In alcuni casi si è verificato il ribaltamento del carico, causando seri problemi alla viabilità della zona».
Emanuele Masiero
martedì 12 febbraio 2008
Elezioni, Giuliano Ferrara si candida
Giuliano Ferrara, giornalista e conduttore del programma preserale 'Otto e mezzo' in onda su La7, ha deciso di scendere in campo nelle prossime elezioni politiche. Ferrara si presenterà con una sua lista 'pro-life', da solo o con il centro destra e dovrà lasciare la conduzione della trasmissione.
Recentemente il direttore del Foglio ha dato avvio a una campagna contro l'interruzione volontaria di gravidanza, chiedendo una "moratoria sull'aborto" . In un'intervista rilasciata al 'Corriere della Sera' ha spiegato i tre principi su cui poggia la moratoria: "Primo, nessuna donna è obbligata a partorire; secondo, nessuna donna deve essere perseguita legalmente perché abortisce; terzo, l'aborto è un male, va sradicato, non può essere utilizzato come strumento di controllo delle nascite, come avviene quando le donne sono obbligate o incentivate ad abortire".
La lista pro-life sostiene Ferrara si batterà per "i nati e per i non nati" e ci saranno alcuni collaboratori del Foglio, esponenti del movimento della vita e l'ingresso verrà proposto anche alla scrittrice Susanna Tamaro e ad altre donne e uomini liberi.
Con questa legge elettorale, la lista 'per la vita' dovrebbe apparentarsi con il Popolo delle Libertà, in modo tale da evitare di superare uno sbarramento elevato sia alla Camera e al Senato.
"Il sondaggista Pagnoncelli ha rilevato che una lista come la nostra avrebbe sicuro il 4 per cento, forse il 6. Se Berlusconi rispondesse di sì all'apparentamento lo sbarramento sarebbe al 2 per cento: riuscirei ad andare in Parlamento con un gruppo di persone che farebbe questa battaglia culturale", ha dichiarato Ferrara nell'intervista al Corriere.
"Se invece - prosegue il giornalista - "Berlusconi resiste, per chissà quali ragioni che non saprà spiegare né a me né a se stesso, andrò avanti. Gli proporrò di apparentarsi con noi in alcune regioni al Senato". Ferrara ha chiesto al leader del Pdl di dargli una risposta "in fretta".
giovedì 7 febbraio 2008
Politica Nazionale -Intervento del Senatore Calderoli
-Tratto dal Corriere della sera-
L'esponente leghista: «Si schierano con la Casta. Nessun problema se si votasse il 6»
«Voto il 13? E' per dare pensioni a tutti»
Calderoli: così maturano il diritto al vitalizio anche quelli alla prima legislatura. Smentita dei questori
Il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli (Lapresse)
MILANO - L'«election day» per evitare inutili esborsi? Tutt'altro. Accorpare le elezioni politiche con le amministrative e scegliere per questo di indire i «comizi elettorali» il 13 di aprile non risponde a una logica di contenimento dei costi, per evitare una doppia chiamata alle urne nel giro di poche settimane. Bensì all'esigenza di garantire anche ai parlamentari alla loro prima legislatura il diritto di accedere al vitalizio previsto per deputati e senatori. Ne è convinto il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, secondo cui «quando il governo deve schierarsi dalla parte del cittadino o della "Casta" a parole dice di essere con il cittadino ma nei fatti sta sempre con la "Casta"».
«SCELTA NON CASUALE» - «La scelta della data del 13 aprile per il voto in alternativa a quella del 6 di aprile può apparire casuale ma non lo è affatto - sottolinea il coordinatore delle segreterie del Carroccio -. Votando il 6 aprile, infatti, i parlamentari alla prima legislatura non rieletti non avrebbero maturato la pensione, votando invece come stabilito dal Consiglio dei ministri il 13 aprile, ovvero una settimana dopo, acquisiranno la pensione». E questo per effetto di un gioco di interpretazioni delle norme e della prassi. Sulla carta il diritto a maturare la pensione scatta quando viene superata almeno la metà della durata di una legislatura: in questo caso i parlamentari che decadono possono, se lo vogliono, versare di tasca propria i contributi relativi alla parte di legislatura non effettuata e avere così diritto ad incassare il vitalizio a partire dal compimento dei 65 anni. Ma in realtà questa norma potrebbe essere aggirata.
GIOCO DI INTERPRETAZIONI - Il requisito dei «due-anni-sei-mesi-e-un giorno» - fa notare Calderoli - «ha un'interpretazione rigida soltanto per quanto riguarda il Senato, dove pure si adotta una norma interpretativa per cui quando è stata superata la metà dell'anno questo viene considerato come un anno intero. Per i senatori la dead-line sarebbe stata dunque il 15 giugno. Alla Camera, mi dicono, a causa dell'interpretazione che viene data la pensione matura invece dopo due anni e un giorno». Di qui la disputa sulle date. L'attuale legislatura è iniziata il 28 aprile del 2006 e quindi i due anni e un giorno maturerebbero il 29 aprile. Ma votando il 6 di aprile questo rischio sarebbe scongiurato perché per legge la prima seduta del nuovo Parlamento deve essere convocata entro venti giorni dal voto, e quindi entro il 26 aprile. Facendo slittare di una settimana le elezioni, e ipotizzando l'indizione della prima seduta dal 29 aprile in avanti, il diritto sarebbe invece raggiunto. Il Consiglio dei ministri, sarà un caso, ha stabilito che la prima riunione del prossimo Parlamento avrà luogo appunto il 29 aprile.
LA LEGGE E L'INGANNO - Si tratta di un'interpretazione, è vero, ma secondo Calderoli è proprio questo l'orientamento che starebbero pensando di seguire all'ufficio di presidenza di Montecitorio. La pensione dei deputati sarebbe dunque salva. E i senatori? «A quel punto - fa notare Calderoli - si porrebbe il problema di uniformare i due rami del Parlamento, per non creare differenze, ed è quindi plausibile che la stessa interpretazione venga estesa al Senato». Di qui il sospetto che la scelta della data del voto sia tutt'altro che casuale e, in ogni caso, non legata a volontà di risparmio. «Parlano di voler fare l'election day per ridurre i costi della politica - commenta Calderoli -. Ben altri però saranno i costi di queste pensioni, non solo in meri termini quantitativi, ma anche per il messaggio dato al Paese, perchè questo è il tipico esempio di come fatta la legge viene subito trovato l'inganno».
LA SMENTITA DEI QUESTORI - Una possibilità che è stata però smentita dai questori di Camera e Senato, in una nota che replicava a quanto sostenuto da Calderoli. Con il voto anticipato fissato per il 13 aprile prossimo i parlamentari che erano stati eletti alla prima legislatura non hanno diritto al vitalizio, che invece sarebbe stato conseguito il 27 ottobre 2008: «La notizia in questione non corrisponde a verità», hanno affermato i questori. «In proposito – hanno aggunto - si ricorda che il requisito minimo di 2 anni e 6 mesi di effettivo mandato, richiesto dalla normativa vigente, sarebbe stato conseguito dai parlamentari alla prima legislatura il 27 ottobre 2008. Pertanto tali parlamentari, se non saranno rieletti, non potranno maturare il diritto all’assegno vitalizio. Si rammenta infine che, a partire dalla prossima legislatura – hanno concluso i questori - il diritto all’assegno vitalizio si conseguirà dopo 5 anni di effettivo mandato, in conseguenza della riforma approvata dagli Uffici di Presidenza delle due Camere il 23 luglio 2007».
CALDEROLI, LA CONTROREPLICA - «In riferimento alla smentita dei questori di Camera e Senato rispetto a quanto da me prima evidenziato - ha poi replicato Calderoli - preciso che le mie osservazioni erano relative alla sola Camera dei deputati e, fatto salvo quanto scritto nella normativa vigente che conosciamo bene, a questo punto sarebbe altrettanto auspicabile una smentita da parte dei questori della Camera anche sulla notizia fortemente circolata e trapelata dall'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, notizia secondo cui, per superare la sperequazione tra il parlamentare alla prima legislatura non più eletto rispetto all'equivalente però rieletto, si fosse raggiunto un accordo trasversale tra le forze politiche per portare al prossimo Ufficio di Presidenza, magari da tenersi dopo le elezioni politiche, una norma interpretativa che equiparasse i due anni sei mesi e un giorno previsti dalla normativa vigente ai due anni e un giorno che casualmente coincidono al minuto con la data della prima convocazione della Camera», sottolinea il coordinatore delle segreterie della Lega Roberto Calderoli.
AUMENTO CONGELATO. O NO? - «Sarebbe interessante altresì -aggiunge l'esponente del Carroccio- che gli stessi Questori smentissero che, sempre in base a quella norma interpretativa che avrebbe dovuto assumere l'Ufficio di Presidenza, in caso di scioglimento anticipato, il giorno in più rispetto ai primi due anni sarebbe stato fatto valere come 181 giorni di mandato svolti, per poter dare in questo modo un assegno di fine mandato equivalente a tre anni e non a due anni». Ma Calderoni non si ferma qui. E si torna a parlare degli aumenti degli emolumenti dei deputati: «Se proprio vogliamo dircela tutta, dopo che qualcuno si è fatto grande con il fatto che alla Camera i 300 euro di aumento mensili, diversamente dal Senato, sarebbero stati bloccati, faccio notare che gli stessi sono stati congelati e, pertanto, quei 300 euro di aumento entreranno tranquillamente nella tasche di tutti i deputati con gli arretrati alla conclusione del loro mandato. Se vogliono smentire anche quest'ultima osservazione - conclude Calderoli - sono pronto a fare mea culpa ma resto convinto che senza questo mio sasso tirato le cose sarebbero andate ben diversamente».
06 febbraio 2008
lunedì 4 febbraio 2008
TRA QUESTI CI SARA' STATO UN PROGETTO PRESENTATO DALL'AMMINISTAZIONE COMUNALE DI TORREGLIA ?
ENERGIA:
“SOLE ENTI PUBBLICI”
108 LE STRUTTURE
FINANZIATE
Sono ben 108 le prime strutture scelte dal Ministero dell’Ambiente che hanno partecipato al bando "Il sole negli Enti pubblici", rivolto alle Pubbliche Amministrazioni e gli Enti pubblici, e finalizzato alla realizzazione di impianti solari termici per la produzione di calore. Le tecnologie incentivate nel bando saranno finanziate nella misura del 50% dei costi, salvo i casi in cui la quota dell'investimento a carico del soggetto proponente sia coperta attraverso il finanziamento tramite terzi operato da una ESCO (Energy Service Company), per i quali è previsto un contributo fino al 65% dei costi.
Il Ministero dell’Ambiente ha stanziato per questa iniziativa che si era aperta nello scorso giugno oltre 10 milioni di euro. Con decreto del Ministero sono stati ammessi a cofinanziamento 108 strutture pubbliche per un importo complessivo pari a € 4.603.799,35. Questa prima trance di cofinanziamenti permetterà di realizzare impianti di solare termico per un totale di 7000 kW di potenza installata che comporteranno una produzione di circa 9 Milioni di kWhth all’anno evitando l’emissione di 20.000 tonnellate di CO2 all’anno.
Sono ora all'esame della Commissione gli altri progetti nel frattempo pervenuti. Per maggiori informazioni si può scrivere a
ilsoleneglientipubblici@minambiente.it
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