Lista pro-life: e se poi le uova fossero un boomerang?
Con pomodori, insulti e campanacci, anche le uova hanno caratterizzato la campagna elettorale della lista “Aborto? No, grazie!”. Il risultato? Ora, fra molti che non l’avrebbero appoggiata, spunta una domanda: “E se la votassi?”.
Uova, pomodori, insulti e campanacci. Fischi, offese, striscioni e megafoni. Non è stata una campagna elettorale monotona per i candidati della lista “Aborto? No grazie!”, voluta dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara e presente sulle schede elettorali della Camera (e solo in quelle) in tutta Italia. Gli appuntamenti delle ultime settimane, con un crescendo negli ultimi giorni, sono stati caratterizzati, qua e là per le regioni italiane, dal “benvenuto” di aderenti ad associazioni, comitati e collettivi impegnati a contestare (e combattere) le idee sostenute dai candidati pro-life, con episodi che sono andati ben al di là del comune confronto fra opinioni.
Non sorprende più di tanto, purtroppo, che a trent’anni dall’approvazione della legge 194/78 sull’aborto ancora qualcuno senta la necessità di ricorrere ad uno stantio armamentario di considerazioni di stampo vagamente o chiaramente femminista, capaci in un sol colpo di rispedire al mittente decenni di riflessione etica e (quel che più conta) di rilevanze scientifiche, ad iniziare dalle scoperte sulla vita prenatale e sulle interazioni fra madre e figlio durante i nove mesi di gravidanza. Stupisce invece un po’ di più che la forma preferita di intervento sia stata quella del “tutti contro tutti”, dell’assalto ai palchi, dei microfoni strappati, dei manifesti stracciati, del tiro al bersaglio con uova e pomodori, dell’impedire insomma che gli uomini e le donne candidate nella lista pro-life potessero anche semplicemente – e democraticamente - esprimere le proprie considerazioni. Non che, a leggere le sigle di certe organizzazioni (Collettivo studentesco “Zero in condotta”, “Federazione anarchici”, “Bottega della resistenza globale”, e via rivoluzionando), si potesse sperare in meglio, ma certamente, a noi gente tranquilla e serena, lascia l’amaro in bocca vedere quattordicenni inviperite rivendicare un fantomatico diritto di libertà assoluta e ancor più ragazzini troppo poco cresciuti ergersi a difensori delle donne mentre sventolano in piazza assorbenti e qualche test di gravidanza. Che amarezza.
Ma chissà poi, a ben vedere, se costoro hanno fatto bene i calcoli. O se invece rischiano di veder tornare al mittente, peggio di un boomerang, e stavolta in forma civile, le loro azioni. Chissà… Non è un mistero che la lista di Giuliano Ferrara, al momento della sua presentazione, non sia stata accolta con entusiasmo neppure da coloro che - nel merito della discussione etica su aborto e in generale sui temi della vita e della morte – ritengono che il direttore del Foglio porti avanti idee condivisibili (se non in tutto almeno in larga parte). Persone che, ritenendo sagge e sensate le sue considerazioni, non condividono (e anzi avversano) le modalità con le quali Ferrara conduce la sua “battaglia”, nel caso specifico quelle di una lista che porta sul terreno elettorale (i voti, le schede nell’urna, le percentuali, gli zero virgola) alcuni temi di così forte rilevanza etica. Attenzione però, perché a tutto c’è un limite, e quando il can che dorme (l’elettore) viene svegliato, è capacissimo di abbaiare (votare). E pure assai.
La lista pro-life un merito grande, come già abbiamo avuto modo di sottolineare alcune settimane fa, lo ha avuto: portare questi temi, temi decisivi per una società, al centro della campagna elettorale, o meglio del dibattito. Certo, sarebbe quanto mai opportuno discutere di vita e di morte, di etica e di morale, di aborto, maternità e gravidanza, solamente in un contesto scevro da tensioni elettorali, ma non di meno è giusto che se ne parli, perché queste tematiche non sono “a parte”, non sono sganciate da una visione di società e di giustizia, ma ne sono parte integrante, a pieno titolo. E di fronte a dilemmi così profondi, l’escamotage sempre utilizzato in passato dai grandi partiti (“libertà di coscienza”) non rende giustizia alla centralità anche politica del tema.
Ciò che però non può passare inosservato, dal punto di vista di chi ritiene centrali questi temi, è l’assalto indiscriminato e perfino personale ai candidati della lista pro-life, fatti oggetto di accuse andate ben oltre la decenza. E non si fa riferimento qui a Ferrara, che di provocazioni è maestro e sa gestirle bene, ma a quei tanti giovani e a quelle tante donne, impegnate nella vita nei campi più disparati, che si sono trovate costrette ad accettare scorte dalle forze dell’ordine o ci hanno addirittura rimesso una costola (è accaduto a Bologna alla prof.ssa Matilde Leonardi, neurologa dell'Istituto Neurologico C. Besta di Milano, colpita da un oggetto contundente mentre tentava di prendere la parola da un palco). Tutto questo non passa inosservato, e suscita in molti una sola reazione, l’unica che possa – oltre allo sdegno – sottolineare che non possono essere sottovalutate o presentate strumentalmente come reazionarie, volgari o ispirate dal Vaticano, considerazioni così cruciali come quelle che riguardano i temi della vita nascente. E questa reazione si esprime con un segno sulla scheda elettorale: “Non viene consentito loro di parlare? Diventano un bersaglio per il lancio delle uova? Tornano a casa con una costola rotta? E io li voto”.
Con grandissima probabilità la lista “Aborto? No, grazie!” non otterrà il suo risultato principale, cioè il raggiungimento di quella soglia del 4% che garantirebbe l’ingresso in Parlamento di alcuni deputati. Se ce la facesse, la cosa avrebbe del miracoloso, e i miracoli in politica, si sa, non sono all’ordine del giorno. Non ce la faranno, dunque, ma non sempre la qualifica di “utile” è quella in base alla quale ogni elettore decide il proprio voto. Nel panorama attuale, nonostante le sbandierate novità dei due principali campi (il Partito democratico da una parte, il Popolo della Libertà dall’altra), sono in molti a non essere entusiasti di ciò che si ha di fronte, e in questo contesto qualcuno potrebbe davvero scegliere un “voto diverso”, dando importanza e rilevanza ad un tema che appassiona e che divide. I lanci di uova (insieme all’avanzare della campagna elettorale, alle proposte ascoltate, alle promesse sentite) hanno convinto non pochi a fare, sulla scheda della Camera, quel segno che fino a poche settimane fa avrebbero escluso di fare, pur condividendo in linea di massima le argomentazioni lanciate dalla lista pro-life. E lasciando poi alla scheda del Senato, dove la formazione in questione non è presente, il proprio voto squisitamente “politico”, incoraggiati in questo dagli stessi appelli dei principali leader di partito, per i quali “è al Senato che si gioca la battaglia”. Insomma: gli amici pro-life non prenderanno il 4%, ma qualche voto in più – grazie alla dabbenaggine di collettivi, anarchici, rivoluzionari e via resistendo – lo avranno di certo.
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1 commento:
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